Si dice che, Ed Wood, sia stato un regista di “serie b” definito “il peggiore regista di tutti i tempi”, ma ora è arrivato qualcuno che può “rubargli” tranquillamente il titolo:
Per voi e solo per voi il mio primo “cortometraggio”
Si dice che, Ed Wood, sia stato un regista di “serie b” definito “il peggiore regista di tutti i tempi”, ma ora è arrivato qualcuno che può “rubargli” tranquillamente il titolo:
Per voi e solo per voi il mio primo “cortometraggio”
Notte di San Lorenzo, giorno delle stelle cadenti… ogni stella un desiderio da realizzare, questo dice la leggenda, ma secondo me è solo un modo per trovare la scusa di stare in compagnia e di tornare a guardare romanticamente il firmamento. Per la seconda volta in pochi giorni un omaggio ad una canzone di Francesco De Gregori che mi sembrava adatta alla giornata
C’è un album di Francesco De Gregori che amo moltissimo. Quel disco si chiama “Titanic” e ancora oggi mi emoziona ascoltarlo come mi emozionò ai tempi della sua uscita. quel disco contiene una particolare canzone intitolata "I muscoli del capitano" a cui oggi tento di rendere omaggio con questa mia piccola (speriamo non troppo oltraggiosa) vignetta tratta dal mio quaderno di arie e canzoni.
Dal mio quaderno delle urgenze, dove illustro momenti di canzoni e di arie d'opera e pensieri personali, una nuova piccola pagina. Dovete sapere, e se non lo sapete "sapevatelo", che ha volte i pensieri, i problemi personali, le delusioni, le speranze, ma anche i dispiaceri offrono momenti così intensi da far girare la testa. In queste giornate la mia testa è un po' cosi: obnubilata da mille emozioni e pensieri che mi mandano in leggera confusione, ma questa è la vita e c'è comunque una soluzione che proviene da una vecchia canzone di Lucio Battisti (con parole di Mogol), in cui l'invito è: "Tieni tra le mani la testa e non girerà" in queste ore tengo tra le mani la testa e fermo pensieri per non vorticare troppo e restare sul pezzo come se un fumettista potesse vivere di cose razionali...
Tieni fra le mani la testa, ora ha anche una mia piccola illustrazione tratta dal quaderno ad anelle, quello dei disegni fatti in fretta, per fermare i momenti... o le teste che girano.
Se qualche giorno fa si parlava di “cuore urgente”, illustrando una bellissima canzone di Jannacci, oggi dedichiamo la vignetta ad un altro artista notevole: Vinicio Capossela.
Nella canzone si spiega un po’ il significato dei fiorì e in particolare delle rose. Nel testo dell’uomo è la donna che invita l’uomo ad andare a cercarla, ma se l’uomo non sapesse dove trovarla, o se, in caso di appuntamento, la “lei” si presentasse in ritardo? Vabbè facciamo così: sappiate che tutta la notte (questa) io resterò da solo… mo fate voi.
A volte un immagine (seppur mal disegnata, distorta nelle forme e nelle proporzioni), vuole trasmettere un messaggio.
Per questo a volte, una battuta contenuta in una striscia, non è comprensibile a tutti.
Ognuno di noi ha una sensibilità impostata su diversi parametri: c’è chi intuisce e c’è chi sorride e passa via.
Naturalmente questo non succede solo nelle vignette o nelle strisce, ma avviene anche nei dipinti, nelle opere e nelle canzoni.
Delle canzoni di Jannacci, ad esempio, abbiamo spesso riso… fraintendendolo.
Nei suoi brani, i testi, seppur ironici e a volte scanzonati, trasmettevano messaggi chiari, diretti e a volte urgenti.
Pensate ad esempio a “quello che canta only you” o a “la fotografia” non fermatevi alla melodia e al suono della sua voce, ma approfondite il testo, fosse anche solo per… “accertarsi bene che quello che canta sia proprio “onliyuuuu”.
Un ritornello che però serviva ad alleggerire il dramma di Giovanni, il telegrafista che aveva visto svanire il suo sogno d’amore e che in un linguaggio sempre più moderno, breve, sintetico fatto di poche parole, perché le parole costano, metteva in mostra la sua urgenza.
“Aveva un cuore urgente…”
Dal mio quaderno ad "anelle", quello delle immagini "urgenti":
Giovanni Telegrafista di Enzo Jannacci
Sabato… siete pronti?
Prontissimiiiii
Certo, ma se vi viene la febbre?
E chi se ne frega!
Come chi se ne frega?
Ma certo: è la febbre del sabato sera!
Saturday night fever: un piccolo disegni dal mio quadernetto ad anelli
C'è una canzone che da qualche giorno risuona nelle mie orecchie: Terraluna, una ninna nanna cantata da Ginevra Di Marco (protagonista indiscussa e voce d'angelo del panorama indie ai tempi dei C.S.I di Giovanni Lindo Ferretti e meravigliosa solista oggi). In particolare oggi, dopo una notte insonne, questa canzone mi culla e rilassa. Tanto che ho deciso di dedicarle una paginetta del mio quaderno ad anelle pieno di appunti, scarabocchi tratti da canzoni e arie d'opera.
Dal mio quaderno ad anelle, dove mi diletto con disegni basati su arie d’opera e canzoni, un omaggio a Edoardo Vianello e alla sua “abbronzatissima”
Io adoro il “Così fan tutte” (ossia la scuola degli amanti) di Mozart.
Opera particolare in cui due soldati, per scommessa con un anziano saggio conoscitore del mondo e delle sue fragilità, decidono di cambiare i connotati del viso per “scambiarsi” le amate e di conseguenza, mettere alla prova la loro fedeltà.
Certe “prove” naturalmente sono destinate a fallire e degenerare in una vera e propria commedia degli equivoci (con spunti di assoluta modernità).
In un preciso punto dell’opera, uno dei protagonisti di nome Guglielmo, camuffato da turco, avanza in scena rivolgendosi a Fiordiligi e Dorabella, che ignare della scommessa e convinte che i loro amati siano partiti in battaglia, non si sono affatto rese conto di chi si nasconda dietro a quel turbante e quei baffi finti e posticci.
Le due belle (inizialmente) rifiutano la corte degli “sconosciuti” che si palesano ai loro occhi, ma Guglielmo e Ferrando, truccati da turchi cercheranno ogni strada pur di convincere le due amanti a farli entrare in casa lusingandole fino al punto di fingere un avvelenamento.
La virtù di Fiordiligi e Dorabella è forte, ma non abbastanza. Tanto che qualche minimo segnale di cedimento, si insinua proprio nel momento in cui Guglielmo canterà questa splendida aria:
“Non siate ritrosi,
Occhietti vezzosi;
Due lampi amorosi
Vibrate un po' qua.
Felici rendeteci,
Amate con noi;
E noi felicissime
Faremo anche voi.
Guardate, Toccate,
Il tutto osservate:
Siam forti e ben fatti,
E come ognun vede,
Sia merto, sia caso,
Abbiamo bel piede,
Bell'occhio, bel naso;
Guardate, bel piede, osservate, bell'occhio,
Toccate, bel naso, il tutto osservate:
E questi mustacchi
Chiamare si possono
Trionfi degli uomini,
Pennacchi d'amor.”
Per amor di Mozart e del suo “Così fan tutte”, mi son permesso di “illustrare”, sul mio quadernetto ad anelle (dove sono solito appuntare con immagini, arie d’opera e canzoni), proprio questo momento è l’ho fatto vestendo, per un momento, proprio i panni di Guglielmo con i suoi (miei)…mustacchi.
Il resto va visto e ascoltato nell’opera che è davvero spassosa e che vi consiglio davvero di vedere.
Dal mio quaderno ad anelle dove conservo e "illustro" brani musicali, canzoni e arie. Questa volta tocca ad un grande maestro Fred Bongusto che incrocia un suo testo con uno dei peggiori incubi della mia vita: la dieta.
La luna nemmeno si guarda più, forse perché se crediamo che la terra sia piatta, allora sicuramente pensiamo che la luna sia fatta di formaggio e il formaggio, oltre a portare un innalzamento del colesterolo, puzza. Resta il fatto che la luna pare sia inodore e che il firmamento e i tramonti sono mercanzia per vecchi e inebetiti romantici che credono ancora alla bella addormentata o al principe
Azzurro e poi si sa che le cose romantiche, essendo dolci, fanno ingrassare.
Dunque via i mielosi camini accesi e gli abbracci al chiaro di luna, che portano il diabete e via le candele che vengono dal petrolio ed inquinano, via la corrente perché costa un botto, via i fiori recisi per non alterare i percorsi della natura e i bilanciatissimi equilibri ecologici. Tutto questo ancorarsi il più possibile al razionale, ci porta lontano da quello che è il calore di un abbraccio e ci allontana dalla poesia che ci viene regalata da un qualsivoglia sentimento.
“Rose rosse per te ho portato stasera” cantava Massimo Ranieri in tempi non sospetti.
Oggi per adeguare il testo di questa bella romantica canzone, a tempi più moderni, dovrebbe cantare “emoticon rosse per te ho whatsappato stasera”…
Capite che non è proprio la stessa cosa? Che il calore di una rosa non è lo stesso di un whatsapp e che un abbraccio osservando il firmamento è qualcosa in più che tempo perso? comunque: tutto questo “pippone” sul romanticismo perduto è stato scritto solo per presentarvi una nuova illustrazione tratta dal mio quaderno ad anelle: un quaderno dove annoto testi di canzoni e di arie liriche che poi “illustro” per puro divertimento personale.
No perché non crediate che io sia romantico… giammai! Io sono un vecchio rude duro che se una femmina vuole le rose se le va a comprare dal rosivendolo perché sono mica qui a pettinare le bambole…
E per favore: non prendete per vero tutto ciò che dico, perché comunque vi fareste un idea sbagliata del sottoscritto.
“Cioè abbiamo sbagliato a pensarti come un pirla?”
… mmmm no: mi sa che abbiate ragione voi.
C'è un mondo Rock, la fuori.
C'è una musica Rock che molti fingono di non guardare e che però ci fa muovere.
Poi ci sono suoni e parole che solo il Rock, quello vero, ci permette di dire.
Perché è vero: ci sono cose e idee di cui ci potremmo (o dovremmo) vergognare, ma se c'è una cosa che ci permette di passare i confini, di azzardare e di non nascondere la faccia mostrandoci realmente per come siamo...beh ragazzi quello è il Rock.
E poi c'è Ilenia, che racconta, scrive e canta storie Rock e lo fa con stile.
Dura come la pietra, ma anche capace di emozionarsi.
Vanta collaborazioni con Umberto Maria Giardini (che molti conoscono come Moltheni) e con un "certo" Giorgio Canali (ex C.S.I per intenderci) e posso garantirvi che poter dire di aver collaborato con questi artisti, è roba per grandi.
Non ci credete?
Allora pensate che Ilenia Volpe, ha intitolato un suo disco "Radical chic un cazzo"... giusto per chiarire le cose.
Ma è nel disco successivo (Mondo al contrario) che Ilenia pubblica la canzone "L'esercito delle formiche" e mi è parso giusto rendere omaggio a tanto talento, con questa piccola illustrazione tratta dal mio "quadernetto della musica"
PS: La canzone, se avrete voglia di ascoltarla, la trovate qui:
ILENIA VOLPE
https://www.youtube.com/watch?v=JhwFdo1Lr44
Siamo spesso distratti, perché l'indifferenza ci ha reso insensibili a tutto. Magari osserviamo, fotografiamo immagini per avere like sui social (io per primo sia chiaro), ma ci fingiamo ciechi: ciò che ci gira intorno sembra non essere di nostra competenza. Così ignoriamo i senza tetto che ci chiedono un euro, o il migrante che ci implora di sfamarlo anzi: li allontaniamo infastiditi, commentando magari a male parole senza pensare a quello che quell'essere umano, bisognoso d'aiuto, sta provando in quell'istante della propria vita. In "Tu fuori e io dentro", splendida canzone di Susanna Parigi, viene espressa proprio questa nostra mancanza di tatto, di sensibilità e di ascolto. La canzone la trovate qui e vi prego di ascoltarla con la dovuta attenzione (io lo ammetto: ho pianto nell'ascoltarla) e mi ha colpito così tanto che ne ho indegnamente fermato un immagine sul mio quadernetto ad anelle.
La prima vignetta disegnata quest’anno riguarda un “divestisement” musicale tratto dal mio quadernetto ad anelle. Questa volta l’ispirazione è venuta da una vecchia canzone umoristica di Lelio Luttazzi:
“El can de Trieste” nasce nel 1968 con lo spirito di una ballata divertente e ricca di umorismo che gioca un po’ sui luoghi comuni che caratterizzano il nostro paese e la nostra cultura.
Per me è stato divertente dare un volto “al can” e spero che questa mia illustrazione possa piacere anche a voi.
Poi fatevi il regalo di un sorriso: ascoltare qui la canzone in questione https://youtu.be/hKWfH2eHfsw
La bugia, nella cultura dell’essere umano, è cosa radicata. Esistono bugie bianche, bugie nere.
Piccole bugie a fin di bene e grandi enormi bugie che vengono sostenute anche davanti a chi, con tanto di prove, riesce a far cadere ogni tipo di teoria.
Insomma le bugie, purtroppo, fanno parte della nostra vita e sono così vive e vitali che su di esse sono stati scritti libri, canzoni, poemi.
Il cavallo di Troia, ad esempio era una grande bugia.
Per non parlare del “Pinocchio” di Collodi.
Ammettiamolo: le bugie ci rendono marionette, schiavi degli stessi intrighi che inventiamo…
In ”Bugiarda” romanzo di Justine Larbalestier (splendidamente tradotto dal mio amico Alessandro Peroni), la protagonista è così bugiarda che, ad un certo punto nemmeno a lei è chiaro il confine tra realtà e finzione.
Poi ci sono le canzoni.
Le canzoni spesso raccontano di bugie.
Una su tutti? Ma naturalmente “Sono Bugiarda” cantata da Caterina Caselli che mi sono divertito ad illustrare.
Nella speranza di un 2023 più sincero, vi dico che questo probabilmente (del doman non v’è certezza), sarà l’ultimo “inedito” dell’anno.
Nella speranza che le mie strisce e che i miei personaggi vi abbiano strappato nel tempo qualche sorriso, vi abbraccio di cuore.
I Beatles sono intoccabili e le loro canzoni eterne, anche quelle postume alla loro separazione e dopo la prematura scomparsa di John Lennon. Io comunque rendo loro omaggio con questa piccola immagine a corredo della loro canzone che potrete ascoltare qui: https://youtu.be/ODIvONHPqpk
Raziocinio, occorre essere saggi.
Osservare il futuro, tenendo conto di ciò che il passato ci ha offerto e affrontando il presente con consapevolezza.
E per i sogni?
Per i sogni pare non ci sia più posto (addirittura a volte ho incubi).
Eppure, un tempo, ci veniva raccontato che avere sogni, era importante quasi quanto realizzarli.
Così abbiamo confuso sogni, anzi incubi e realtà creando un mondo complicato da affrontare.
Forse per questo sono così affezionato a “L’eclisse”, una canzone di Cristina Donà (che trovate qui: https://youtu.be/EwUz4tylfLc) il cui testo, per un romantico sognatore come il sottoscritto, è un grido di speranza: “un cielo che esplode mentre qualcuno ti tiene per mano salvandoti dalla realtà”.
Così, nel mio blocchetto dedicato alla illustrazione delle canzoni che mi sono care, ho espresso anch’io il mio desiderio di essere salvato dalla realtà.
La mia vendetta sarà il perdono. Una frase che dovrebbe essere un mantra. Un utopia?
Forse, perché è sempre molto difficile perdonare (molto dipenda dal tipo di colpe) però la saggezza dovrebbe sempre prevalere. Che bello sarebbe un mondo incline al perdono.
È la bellezza di questa frase, contenuta in una canzone di Gianni Bella intitolata “toc toc” che ha ispirato la mia vignetta. Io ci scherzo, però credetemi sulla parola: perdonare è meglio ci si sente più leggeri, più liberi e si guarda il futuro in una prospettiva più positiva è pulita.
La canzone, se siete curiosi, la trovate a questo link: https://youtu.be/ZiSC_S2_quk
Ascoltavo un brano di Lucio Dalla quando è nata questa illustrazione e al termine della canzone lo speaker che conduceva il radiogiornale, diede la notizia della morte di alcuni migranti in mare e nelle mie orecchie risuonarono forti e chiare queste parole “È inutile non c’è più lavoro non c’è più decoro Dio o chi per lui sta tentando di dividerci, di farci del male e di farci annegare.
Come è profondo il mare…”
Parole forti che solo un poeta come Dalla poteva scrivere e cantare.
La canzone la trovate qui:
Più in basso troverete la mia “illustrazione” che per una volta non porta un sorriso, ma un pensiero, forse triste e pesante, che spero possa arrivare nel cuore di molti.